QUANDO UNA MEMORIA STORICA NON è CONTENUTA IN UN LIBRO, MA IN UN UOMO: NATALINO BENACCI

QUANDO UNA MEMORIA STORICA NON è CONTENUTA IN UN LIBRO, MA IN UN UOMO: NATALINO BENACCI
MEMORIA STORICA, ESPERTO DEL TERRITORIO, GRANDE SCRITTORE: SIGNORE E SIGNORI, NATALINO BENACCI
NATALINO BENACCI: QUANDO UNA MEMORIA STORICA E UNA PENNA BATTONO QUALSIASI HARD DISK
Quando senti parlare Natalino ti scorrono davanti pagine e pagine di storia pontremolese e del territorio intero. Natalino è memoria, è competenza e professionalità. Ma è anche intraprendenza, conoscenza e simpatia. Impossibile, per chi lo conosce bene, trascorrere del tempo insieme a lui senza lasciarsi andare a risate e bei momenti. Così come è impossibile non rimanere incantati dai suoi racconti, dagli aneddoti che ricostruisce con dovizia e sapienza, con un eloquio piacevole ed un’oratoria da fare invidia a qualsiasi neo laureato.
Natalino Benacci, classe 1946. Una vita da maestro, prima a Milano, dove ha vissuto per dieci anni, e poi in diverse parti della Provincia di Massa Carrara. Ha terminato la sua carriera nel vicino e montano Comune di Zeri. Di quegli anni ha un bellissimo ricordo, che si intreccia con gli studenti che hanno avuto il piacere di averlo dietro alla cattedra, e con i colleghi con cui ha tessuto rapporti che si sono mantenuti nel tempo. Una volta in pensione si è dedicato alla sua più grande passione, anzi missione. Il giornalismo. Da 45 anni sulla cresta dell’onda e sempre con la penna in mano, Natalino ha saputo raccontare Pontremoli e la Lunigiana anche in momenti in cui non è stato semplice scrivere, informare. Ha vissuto l’avanzare tecnologico ma lui, vero “giornalista da marciapiede”, ha fatto parte della generazione che dettava gli articoli dalla prima cabina telefonica disponibile. Ha raccontato l’alluvione del 1982 e quella del 2011. Episodi che hanno segnato la Lunigiana e che ancora oggi ricorda con nitidezza e precisione.
Da sempre appassionato di ricerche storiche non si ferma di certo agli articoli di giornale. Ora trascorre le nottate a leggere e documentarsi, ma, negli anni della gioventù si divertiva ad organizzare eventi, coinvolgere personalità e svagarsi. Negli anni ’70 insieme ad un gruppo di amici si era impegnato a far rivivere a Pontremoli il Carnevale in costume. Grazie ad alcuni contatti con un magazzino milanese che seguiva la stagione della Scala, riusciva a recuperare costumi di grande bellezza e di ottima qualità. «Ci costavano 15.000 Lire e li potevamo tenere due mesi – ricorda Natalino -. Li stoccavamo all’interno del Teatro della Rosa. Avevamo più di 150 maschere. Una volta eravamo andati a prenderli con Gigi Formaini, non avevamo la bolla di accompagnamento. Ci fermò la Guardia di Finanza a Melegnano. Mi inventai qualcosa per farli ridere e divertire un po’ per convincerli a mandarci via. Inizialmente pensavano che li avessimo rubati..».
Insieme al suo gruppo di amici diede vita a due radio: Radio Punto Nord e Radio Ottanta, entrambe nella sua Pontremoli. La prima aveva la sede sopra la nota Pasticceria Aichta, in piazza della Repubblica; la seconda sopra il ponte dei Quattro Santi. Tre radio giornali al giorno con numerosi partner commerciali, giochi telefonici e ovviamente molta musica. «Avevamo comprato tutti gli strumenti – spiega ancora – . Avevamo chiesto ad un giornalista di Rai Tre di darci un contatto che potesse guidarci. Il segnale veniva trasferito non con un’antenna, bensì con un cavo dati della Telecom e arrivava fino ad Arzelato, nella canonica di don Giovanni Baldini. Avevamo progettato un palo telescopico fatto appositamente dalla ditta Armanetti di Pontremoli. Da Arzelato il segnale trasmetteva al cimitero di Groppo di Bagnone che a sua volta riceveva e ritrasmetteva a Podenzana. Avevano fatto una serie di manifesti che uscivano improvvisamente. Dicevano “Il pellicano vi augura buona giornata”, insieme ad un’icona di un pellicano. Oppure “Il pellicano arriverà per donarvi un impatto piacevole”. Tutti si chiedevano chi era questo pellicano. Poi si svelò che era Radio Ottanta e che il suo logo era proprio un pellicano. Facevamo trasmissioni molto seguite, come il calcio minuto per minuto». Sembra di parlare di un secolo fa. Quasi. Era il 1980. Insieme a lui Mauretto Bussè, Luciano Bertocchi, Gigi Formaini. Furono un grande successo.
Ricorda bene gli anni in cui arrivò Enrico Ferri a Pontremoli. «Mi ricordo quando mi metteva Camilla, la sua figlia più piccola in braccio. Con lui ci litigavo, ovviamente bonariamente. Alle 16 ogni giorno andavamo a berci un bicchiere di vino all’osteria di Arzengio. Erano gli anni ’70. Non era ancora Sindaco. Quando lui organizzava i convegni venivano i più grandi Magistrati d’Italia, il Procuratore di Palermo. Ci sedevamo sul famoso divano rosso che era nel suo ufficio, in Tribunale. Ora lo hanno trasferito al Tribunale di Massa. Ci si sono seduti i “di dietro” più importanti della Magistratura italiana».
Famose le sue inchieste sui preti uccisi durante la Resistenza. Suo il merito di aver fatto riaprire un’inchiesta sul loro assassinio. E sua anche l’invenzione dell’Almanacco pontremolese, che ancora oggi resiste più viva che mai. Insieme all’amico Luciano Bertocchi ha scritto un libro sulla storia della Pontremolese calcio, nata nel 1919. «La mia intenzione era quella di scrivere un’opera in cui attraverso la storia della squadra di calcio venisse fuori anche la storia della Città. Ad inizio secolo, nel 1919 la Pontremolese era una Polisportiva. Comprendeva anche calcio, atletica, ciclismo. Le prime partite si giocavano tutte nel parcheggio dei Cappuccini, allora era tutto un prato».
Come non ricordare l’11 novembre 1978, la Notte di San Martino, quando Lea Lapi venne eletta Sindaco. La prima Sindaco donna. «Parte della DC votò contro l’allora sindaco Marino Bertocchi, che fu costretto a dare le dimissioni. Rivoltarono una composizione e fu eletta lei. Rimase in carica due anni».
Natalino è tutto questo: è l’aneddoto del carnevale e la cronaca di alcuni degli episodi che hanno segnato la Lunigiana intera. È colui che fa riaprire le inchieste e l’inventore di una Radio. È, come direbbe qualcuno, “estro e fantasia”, ma in realtà è molto di più.
È patrimonio immateriale, è colui che ogni giorno “spunta” in Comune, per chiedere se ci sono novità. È un giornalista di quelli che sanno fare il proprio mestiere, cercare le fonti, scovare la notizia. Natalino ha sempre il sorriso sulle labbra e se lo incontri lo fa venire anche a te.
È grazie a professionisti come lui se ancora oggi qualcuno crede ancora in questo mestiere. Perché in questo mestiere ci devi mettere passione e fervore, ma anche educazione e rispetto. Rispetto per chi ha studiato, si è formato, per chi lo fa con serietà e dedizione. Rispetto per la notizia e per i lettori.
Bello che tutti possiamo scrivere. Ma fare il giornalista è tutt’altra cosa. Fare il giornalista è essere come Natalino.
Natalino è Pontremoli. E Pontremoli lo ringrazierà sempre per averlo raccontato, amato e vissuto.